La fredda cronaca, allora: qualche anno fa l’agenzia di wine marketing di proprietà della moglie di Cernilli, Marina Thompson, ha ricevuto dal Consorzio delle Colline Teramane l’incarico per promuovere tutte le attività del consorzio stesso. Costo dell’intera operazione: 328.000 euro. Nello stesso anno, due produttori (presidente e vicepresidente del Consorzio) ricevono gli ambiti tre bicchieri dalla Guida diretta da Cernilli. Una pura combinazione, per carità, ma un produttore sulle pagine di Intravino solleva dubbi e denuncia un palese conflitto di interessi. Il suo nome è Valentino Sciotti e non è il solito piccolo imbottigliatore sfigato che si lamenta delle guide. Il signor Sciotti è, insieme ad altri soci, il proprietario delle Cantine Farnese oltrechè socio della cantina Feudi di San Marzano, quella del primitivo Sessantanni, per intenderci, un gruppo che in totale vende 20.000.000 di bottiglie l’anno. Eccovi uno dei passaggi dell’intervento di Sciotti che, tra l’altro, abbiamo sentito telefonicamente:
“…se vuole che le mostri il preventivo di spesa e di realizzazione dell’investimento fatto anni orsono dal Consorzio di Tutela dei Vini Colline Teramane, quanto il presidente era un produttore che proprio in quell’anno ricominciò a prendere i Tre Bicchieri unitamente all’altra azienda sponsorizzatrice di quell’assegnazione (fatta in toto per oltre 300.000 Euro all’agenzia Thompson), anche per questo sono a sua disposizione così come, allo stesso modo, le posso dare i nominativi di altre aziende abruzzesi e non, premiate dalla sua guida che hanno rapporti con l’agenzia Thompson.”
Che però poi aggiunge:
“…che poi questo non sia sufficiente per dimostrare la automatica influenza nell’assegnazione dei premi, è un altra cosa, io mi riferisco solo all’aspetto etico della cosa perchè quanto si va a valutare un vino di un azienda che contribuisce al bilancio famigliare in modo più o meno importante, comunque si possono avere dei forti condizionamenti. D’altrone lei non può certo dire di essere estraneo all’attività dell’Agenzia Thopson alla quale alcune volte collabora anche a livello personale.”
Passa qualche giorno e Daniele Cernilli risponde alle accuse, ma è ormai evidente che qualcosa non va. Anche a voler prendere per buone tutte le repliche ai fatti, è ormai palese che le attività di Marina Thompson e quelle di suo marito sono strettamente legate da intrecci che si configurano come un vero e proprio conflitto d’interessi. Tra l’altro l’agenzia si occupa anche dell’organizzazione del Road Show per conto del Gambero Rosso, a sort of giro del mondo dei Tre Bicchieri la cui quota di partecipazione si aggira intorno ai trentamila euro.
Senza cadere in moralismi aggratis, è facile capire che le parole “Promozione” e “Giudizio critico” identificano due momenti che devono essere nettamente separati, altrimenti ne va di mezzo la credibilità di un critico, per quanti sforzi possa fare e nonostante tutte le attenuanti del caso. Non è l’unico caso, se vogliamo. Alcuni lettori, ad esempio, ci hanno segnalato il caso della giornalista Monica Piscitelli che, nonostante si occupi della “comunicazione e media relations” di una nota azienda, la Tenuta Spada, ha fatto parte della giuria campana di Slow Food che proprio quella cantina ha premiato con la bottiglia “per la qualità media di tutti i campioni presentati”. Restando al sud, cosa pensare di un concorso come Radici Wines che, dopo aver giudicato i vini di Puglia e Basilicata e pubblicato una guida, si fa ulteriormente pagare dalle aziende per partecipare agli incontri con i principali buyers internazionali e i giornalisti di settore?
Un caso ulteriore lo rilancia lo stesso Daniele Cernilli quando, citando un commento anonimo lasciato sulle nostre pagine, parla del giornalista Franco Ziliani:
“Di contro lei difende a spada tratta un signore che ha di suo emesso ed incassato una fattura nei confronti di un singolo produttore per un lavoro non meglio identificato se non come “lavoro giornalistico”. Ora, a me non sembra che la Falesco dei fratelli Cotarella sia una testata giornalistica. Ma forse mi sbaglio.”
Insomma, pare proprio che tra il dire (giudizio) e il fare (promozione) non ci sia di mezzo il mare, ma un rigagnolo che in troppi attraversano calpestando etica e sassi con la stessa facilità.
Termino osservando che, nella bagarre scatenatasi su di un post che poneva tutt’altre domande, quasi nessuno si è ricordato della controparte, ovvero quei lettori che, con gli occhi sgranati, hanno assistito a una sorta di regolamento di conti tra bande rivali. Quello che ora vi chiediamo, è: cosa ne pensate voi della critica enogastronomica? Quelli che abbiamo elencato, vi sembrano rilievi da poco o influiscono in maniera negativa sul mondo del vino? E di chi, nonostante tutto, continuate a fidarvi?
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