Che reazioni provoca il teaser di Beer In Italy? Tanta sete e orgoglio patrio, ad esempio

Io di birra ci capisco poco, il minimo necessario per non farmi malmenare dagli sceriffi ma quanto basta per capire se qualcuno mi piglia in giro. Certo è che ho una passione smodata per i lambic che profumano di succo gastrico e per i locali in cui trovi frasi che ti svoltano la serata: “Un pub è nulla senza la sua gente” (by Umberto, Goblin Pub di Pavullo) non ha niente da invidiare alla storica frase di Giacomo Bologna sulle cantine climatizzate.

La birra artigianale italiana ha produttori, divulgatori e publican di massimo livello mondiale e vederli tutti insieme è una gioia. Per molti nostri lettori la birra rimane un prodotto para-industriale e non più tardi di ieri ho letto un passaggio di Federico Iavicoli che mi ha fatto riflettere, perché potrebbe far incazzare sia wine lovers che beer lovers. È il primo estratto di un Manifesto dell’Onnivoro Consapevole e recita:

La birra artigianale non esiste, non più di quanto esistano il vino artigianale o la cucina creativa. La pastorizzazione non può essere una discriminante e infatti non lo è in termini di legge, altrimenti dovremmo definire artigianali una serie di birre che non lo sono. Ancora più vago è il ragionamento di chi pone la condizione che il birraio possa monitorare di persona la filiera di produzione. La maggior parte dei discorsi sulla birra artigianale è inutile prima che noiosa.

Parlammo già di Beer In Italy – prima trasmissione interamente dedicata al mondo della birra artigianale italiana – ma qui il bello è che se una cosa ci piace ne riparliamo pur non avendo esattamente capito di che cavolo si tratti.

Il video di Giulio Ciancamerla, Piefrancesco Pastore e Cristina De Carolis spacca, guardatelo.

Però alla fine ricordatevi che, almeno su certi generi, Cinecittà non batte Hollywood.




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